testi critici

Luciano Perissinotto
Testo per la mostra personale , ottobre 1985
Galleria Falaschi Arte Contemporanea
Passariano, Udine

Colore e simbolo: elementi distinti ma, nel caso di Aldo Ghirardello, coagulantesi in forma unica o, quantomeno, tendenti ad associarsi in soluzione di complementarità.
Se zone non esigue lasciano intravedere il supporto nella sua totale integrità, altre si coprono di colore intenso, continuamente ripreso da un rapido succedersi di pennellate, che riflettono la singolare ricerca di un qualcosa che sta al di là del colore.
Il colore è quindi una delle componenti immaginative di Ghirardello, l'altra è il simbolo, la voce dell'arcano, mai estraneo alla vita, anzi così ad essa intimamente connesso da risultare sfuggente, mai percepibile.
Simbolo più appariscente se localizzato in caratteri ideografici inseriti senza alcuna logica nei punti più disparati della composizione, assai meno quando è da leggersi sul versante dello specifico pittorico.
La pittura degli ultimi anni sembra caratterizzata da una dominante che passa sotto nomi diversi, uno dei quali forse meglio di ogni altro la definisce: pittura colta.
In assenza di ansia anticipatrice, si attinge al passato, recente e remoto.
La pittura colta è un rifarsi a linguaggi che sembrano possedere sufficienti capacità di soddisfare le esigenze estetiche di un momento contraddistinto da sfasamenti e contraddizioni.
Accenniamo a questa pittura non per includervi Aldo Ghirardello, anche se la sua formulazione pittorica non rifugge da simpatie kandinskiane e picassiane e nemmeno da suggestioni secessioniste, ma, al contrario, proprio per affermare quanto le sue motivazioni la escludano da tale area.

Il doppio stimolo e la relativa traduzione figurativa cavalcano un'urgenza di novità.
Si osservi bene la sua partitura pittorica: il colore, anche quando steso piuttosto omogeneo ed in ampie stesure, è sempre costruito da pennellate sovrapposte, vive di vibrazioni interiori, di sussulti ambivalenti, possiede il fascino, delle cose non esplicite, non perché equivoche, ma in quanto pregnanti, così che ci è impossibile penetrare le più recondite allusioni, ricuperare gli infiniti risvolti ed i relativi sottintesi.
I simbolo è presente anche nel soggetto delle opere di Ghirardello: ma qui il disegno, senza svelare, offre comunque un aiuto che invece il colore non dà.
Questa non è pertanto pittura colta, questo è impostare un discorso sul filo della consapevolezza dell'inesprimibilità della realtà, inesprimibilità non vista con l'occhio risentito del razionalista, sebbene con quello comprensivo di chi fa propria tale oggettiva impossibilità di conoscenza perché ad essa attinge una ricchezza ispirativa introvabile altrove.
È dove l'indecifrabilità del rincorrersi o del sovrapporsi della pennellata si fa più intenso, là il colore, anzichè dispiegato canto lirico, si fa portavoce, senza pretesa di serbare alchemi segreti, del filo non dipanabile della vita, che Ghirardello insegue per proporlo, nella sua totale pienezza di ambiguità-allusione, in personale metamorfosi pittorica.

Luciano Perissinotto