testi critici

Francesca Agostinelli
Testo in catalogo della mostra "Corpi sensibili", luglio 2003
Galleria Artesegno, Udine

È tempo che Ghirardello ha assunto l'icona corporea quale campo di indagine, nella consapevolezza della problematicità culturale che ad essa sottende.
Abbandonati tuttavia i diretti riferimenti storico-artistici che qualificavano il suo lavoro nel senso di una vertiginosa rivisitazione dei topoi consacrati dell'arte, Ghirardello oggi affiora ad indagare l'immagine dl corpo così come lo stereotipo contemporaneo la impone, nell'ottica cioè del feticcio e del consumo.
Arricchito di saperi antichi, l'artista abbandona le pale d'altare dalla negata fisicità, dimentica le nudità mitologiche dalla armonica bellezza, le possenze bibliche, gli storici eroi dalle membra compassate, nella evidenza che sono oggi le modelle anoressiche, le prosperose e voluttuose pin-up, gli scultorei fotomodelli, le veline, i politici dal sorriso ritoccato a strutturare l'immagine di una contemporanea umanità, ed a chiamarci ad un consumo facile, fuggevole, aproblematico.
Ma quanto questa semplicità comunicativa sia al contrario sofisticata al fine di una ricezione efficace e convincente è all'attenzione dell'artista, che indaga il ricorrere a stereotipi rappresentativi culturalmente metabolizzati su cui "accomodare" le menti meno vigili e gli sguardi meno consapevoli.
Attinge Ghirardello ad una figuratività banale quanto precisamente definita, largamente moltiplicata e diffusa, circolante, invasiva e invadente, propria cioè della immagine nella civiltà del consumo.
Preleva immagini-corpo, ormai consumate e destinate allo scarto, in cui più marcati individua i riferimenti polícletei, canoviani, caravaggeschi.... utili al superamento di filtri selettivi con conseguente capillare veicolazione dell'immagine.
Ghirardello isola l'icona corporea prescelta, la priva di contesto concentrandosi sul taglio e sul punto di vista che meglio possano mettere n risalto le scelte precedentemente operate.
L'alta definizione delle sue pitture, intrise di una fisicità realistica, viene contraddetta da velature successive che stratificano la proposta figurale, da Ghirardello ulteriormente snaturata nell'adozione di un' unica tinta su cui si strutturano i singoli brani.
Monocromi arancio, azzurri, indaco, indirizzano il soggetto verso lo straniamento dai parametri naturalistici di originario riferimento nuovamente contraddetti dall'artificio di quel decoro a tappezzeria che può oramai considerarsi la cifra stilistica che contraddistingue le opere di questo artista.
Nei brani esposti all'Artesegno domina la connessione tra l'icona principale e una propaggine dell'icona stessa, oppure una interferenza apparentemente avulsa dall'originario contesto figurale.
Sagome umane o oggetti di varia natura si sovrappongono al soggetto a scardinare la certezza raffigurativa e ad offrire l'input per un percorso che l'osservatore liberamente intraprende sciogliendo il pensiero e la sensibilità nei meandri del vissuto personale.
Segna questo procedere un carattere interattivo impostato sulla mobilità, sull'ínterferenza che conduce a creatività nuova, a un nuovo rapporto con l'opera, non più di passivamente fruita, (e poi scartata), ma creativamente, segretamente elaborata.

Francesca Agostinelli