testi critici

Pino Roveredo
La bolla e altre storie, maggio 2010
Brevi racconti e testi poetici di Pino Roveredo per la mostra \\\"Il suo Mondo. La bolla e altre storie\\\"di Aldo Ghirardello presso la galleria Clocchiatti, Udine, Maggio 2010

LA BOLLA


Una bolla, che balla, nel cielo…
Una bolla scappata da chissà dove, forse dal polmone di un soffiatore di vetro, dal canto di una lavandaia, o dalla lacrima di un angelo… Non si sa.
Una bolla, che salta, come una palla…
E che leggera rimbalza nell’aria, cercando la salvezza di un riparo, perché quando si dondola con la danza del soffio, si corre il rischio d’incrociare la cattiveria del vento, e la morte di uno scoppio.
Una bolla, che trema, dentro una trama…
E che per non essere spenta dagli assassini del sogno, dai sodomizzatori di colori, e dai sicari dell’illusione, trova conforto sopra le spalle di un piccolo artista, intorno alla casa dei suoi pensieri.
Una bolla, bella, come una stella…
Che come per miracolo, stacca la mente dal corpo, e concede alla testa dell’artista la libertà del volo…

L’artista dei colori, che balla, come una palla, dentro una bolla, e che s’infila negl’angoli che non appartengono agl’occhi dei distratti, per catturare quelle emozioni, che come canzoni senza voce, sfiorano la vita senza toccare il cuore.
L’artista di mani, di petto, che con la voce della matita, riesce a raccontarti una storia con le soste dei riflessi, il dubbio delle ombre, il dolore degli spigoli, e con la bellezza prodigiosa dei colori.
Una bolla, che balla, nel cielo…

L’ATTIMO

Morsicare gli attimi, trattenere gli istanti, dentro una vita che è già avvenuta, passata, trascorsa, e che continua a girare soltanto negli abbagli del ricordo.
Respirare momenti, afferrare la leggerezza dei battiti, senza spendere il fiato agitato del rammarico, perché tanto non c’è tempo, quello che è stato, è stato.
Tutto a posto! Quello che c’era da dare, l’ho dato, pagandolo con le monete della fatica, del dolore, e del pianto. E quello che c’era da prendere, l’ho preso, incassando la bellezza delle stagioni, i balli sul cuore, e gli abbracci d’amore.
Va bene così, ho dato tanto, ho avuto tutto, anche i vostri occhi, che fino a quando mi osservano, mi concedono…
…di morsicare gli attimi, trattenere gli istanti, e mantenere il fuoco del mio, del vostro, nostro ricordo.

IMMAGINE DI DONNA

Sospeso sopra una sosta, davanti al muro immobile di un’immagine e inchiodato da un punto di domanda, ho provato a infilare i miei occhi, dentro gli occhi senza nome e cognome di un viso truccato col mistero del: chi, dove, come, quando, perché! Chi, dove, come…
Una volta entrato, coi gomiti a spigolo dei curiosi, mi sono fatto largo dentro lo sguardo, e attraversando le gallerie buie dell’ignoto, sono arrivato fino al magazzino della vita, e lì, mi sono concesso di distinguere il distinguo di una storia…
Dentro i cassetti della vita, conservati con l’attenzione del ricordo, ho trovato… sacchi di pensieri, secchi di lacrime, file di sorrisi, briciole di malumore, e poi balli senza giro, canzoni senza voce, cappotti d’estate, sudori d’inverno, baci consumati, baci mai dati, e l’azzardo di qualche allegria inciampata su un corridoio.
Negli armadi dell’intimo ho scovato bambole cresciute come figli, cavalli senza galoppo, principi senza ritorno, poi lettere mai spedite e risposte mai ricevute, ho visto emozioni appese con la cura del vestito nuovo, e dolori accuratamente stivati nelle valige della coscienza, andando, ho scorto treni senza partenza, desideri invecchiati di nostalgia, e un amore che a furia di cambiare ha finalmente trovato il nome giusto…

Sospeso sopra una sosta, appena tolti i chiodi delle domande e superato il muro dell’immagine… ho dato un nome a quegl’occhi, e mi sono portato via quel passaggio ignoto con la certezza illusa di una conoscenza. Dio, com’è piccolo il mondo
Foto in posa

Fermi, fermi, guardate qui, su… un bel sorriso e… -
L’occhio prende la mira, il dito si abbassa, scoppia la luce, e la fame dell’obiettivo si divora l’immagine. In un centesimo di secondo, la fugacità di un attimo si trasforma nel ricordo infinito dell’eternità.

Foto mossa con la gentilezza del pennello, che distingue l’uso antico di un pavimento color arlecchino, l’accenno di una mobilia che non esiste più e, separati dai fiori avvolti nel cellophane, l’immobilità di due ragazzini che, con i calzoni da bambino e le cravatte da uomo, sono intenti a recitare la posa dell’adulto.

Però, dietro la schiena dell’immagine, sempre, gira un occhio che non vede, uno scatto che non racconta, un flash che non illumina, e con loro, anche l’ipotesi di un succedere che ha la libertà di non essere documentata…

Dietro la foto può girare l’emozione di una festa, con il rumore di un tappo che salta, i bicchieri che si incontrano, una montagna di torta con le fiamme degl’anni sul viso, poi un abbraccio intorno al tavolo e… “Tanti auguri a te! Tanti auguri a te…
Oppure, potrebbero girare due bambini che hanno smesso di essere educati, e che si rotolano sul pavimento per espletare il motivo di un litigio, o, che come due amici, si concedono la sana maleducazione di un gioco che salta dentro le pozzanghere, e che vendicando l’imposizione di una posa, immergono lo specchio lucido delle scarpe e il candore dei calzettoni, nella gioia infinita del fango.

Dietro la foto, e perché no, potrebbe anche girare il ricordo di un profumo genitore, l’odore di casa, il sapore di un cibo, il rumore di una voce, o il piacere di una canzone che ha la forza di scuotere una memoria… “ …capire tu non puoi, e chiamale se vuoi, emozioni… “.