testi critici

Sabrina Zannier
La svolta pittorica di Ghirardello, 6 maggio 1997
Messaggero Veneto

Sulla svolta pittorica dell'udinese Aldo Ghirardello abbiamo già puntato l'attenzione lo scorso anno, sottolineando il carattere di rottura rispetto alle sue sperimentazioni precedenti. Rottura che, negli ultimi lavori, esposti al Castello di Colloredo, identifica da un lato un salto dentro la contemporaneità, a ridosso di certo panorama pittorico italiano delineatosi in questi anni, e, dall'altro, una profonda presa di coscienza del lavoro da parte dell'artista.
Nella nostra dello scorso set¬tembre emergeva una sorta di file rouge: la dimensione sospesa tra sacro e profano, dove la valenza sacra era suggerita da effettivi prelievi della simbologia legata all'iconografia religiosa. Ora questi stessi subiscono una manipolazione che sembra passarli al vaglio dell’immaginario collettivo contemporaneo dettato dagli influssi suggeriti dalle nuove tecnologie, dal clonaggio molecolare, dalle alterazioni genetiche che annunciano un'intensa trasformazione del sé.
Le teste dei santi sono sospese in un aura metafisica: ammenciamo una dimensione sovrumana nella quale le trasformazioni dell’uomo sono dettate dal potenziamento delle sue capacità fisiche e, prima ancora, sensoriali. Aspetto che corre parallelo a quello della sfera divina e santifica, ma annuncia un superlativo che trova la sua potenziale concretizzazione nelle previsioni scientifiche.
Dominano la connessione, il prelievo il meticciaggio di segni e allusioni, prima di tutto annunciato nella texture della superficie dei grandi dipinti: una sorta di piano punteggiato, che sui fondali blu oltremare ammicca all’universo delle guerre stellari o dei satellitari. In realtà, il riferimento corre all'ambito domestico, alla carta da parati di certe abitazioni del passato, a tovaglie o centrini di plastica, contaminati da implicazioni più sottilmente contemporanee. La texture sì eleva a sottile schermo di allontanamento, diventa una sorta di pellicola di raffreddamento, quasi si trattasse della summa dei pixel del monitor televisivo o di quello del computer, dove le immagini, pur realistiche, ci appaiono lontane e imprendibili.
Nell’apporre questo schermo da parte di Ghirardello subentra anche una cosciente componente ironica, che appare in tutta la sua forza critica proprio perché appoggiata a elementi dl facile riconoscibilità. Ghirardello sa che la pittura. nell'era delle tecnologie digitali e della realtà virtuale, ha la sua ragion d'essere solo se accompagnata da un' ironia che alleggerisce il senso di un presunto virtuosismo del media utilizzato. Se le figure dei suoi dipinti si rifanno blandamente agli stilemi di certa pittura del passato - della quale, però, sfalda e rompe i riferimenti simbolici, la texture della superficie le vela e le inabissa. Appaiono, così, come fantomatiche apparizioni che pongono l'osservatore in uno stato d'animo a metà strada fra la dolcezza consolatoria di un passato riconoscibile e la tensione emotiva dettata da un'ambiguità irrisolta.

Sabrina Zannier