testi critici

Corrado Della Libera
Tappezzeria con figure, aprile 2000
Ritratto e autoritratto, allegato al numero di Juliet

Nello studio di Aldo (amico da lunga data) ho rivisto recentemente i suoi
autoritratti prodotti in periodi diversi a partire dagli anni '80 del secolo scorso, e con lui ho avuto un lungo scambio di idee sull'argomento.
Questi lavori, anche se occorre leggerli quali interrogazioni sul ruolo
particolare del fare di artista, non appaiono in ogni caso stilisticamente troppo isolati dal resto della sua produzione.
L'effigie autoprodotta di sé stesso è una riflessione sull'essenza delle apparenze, un "guardarsi da fuori" da comunicare agli altri con un linguaggio figurativo simbolico che va oltre quello della tradizionale raffigurazione plastica per inserire messaggi consci ed inconsci dell'indagare speculativo del pittore.
La ricerca di Aldo denota un sensibilissimo interesse nei confronti del magico e dell'esoterico, rivela intuizioni non dimostrabili con gli schemi della logica e si manifesta quindi con l'Arte*.
I soggetti dei suoi quadri derivano dall'iconografia classica tradizionale, dalle immagini sofferenti dei santi, da banali oggetti della quotidianità, da statuine di terracotta o di plastica, da figurine e santini, ecc.
Essi sono illuminati da una luce che indaga e definisce la realtà cosmica dello spazio simbolico in cui appaiono; luce divina del Mistero della Verità (il problema è studiato fin da Masaccio).
La "tappezzeria", quella sorta di velo decorativo che Aldo colloca in primo piano a definire e decorare la superficie dei supporti pittorici, ha la stessa funzione della voragine rocciosa che appare, ad esempio, nel lato inferiore del mosaico del Buon Pastore nel mausoleo di Galla Placidia a Ravenna o in alcuni affreschi trecenteschi della basilica superiore di Assisi.
La verità del dipinto è distinta da quella dell'osservatore; bisogna andare oltre questa frattura per entrare nel mondo delle scoperte metafisiche dell'artista.
Nella serie di autoritratti prodotti nel 1995 intitolati "Faccio Tappezzeria", Aldo, oltre a disegnarla sul serio con il suo rullo da decoratore, è lui stesso letteralmente tappezzeria (in inglese Il wallflower").
Metaforicamente l'artista osserva, appoggiato alla parete della stanza assieme alle bambine racchie delle feste delle debuttanti, ciò che accade nello "Hortus Conclusus" del rumoroso e variopinto "Salone delle Feste" (e dei drammi) del mondo.
E se il muro fosse il bordo dell'universo?
Quali coordinate spaziali avrebbero gli oggetti ed i soggetti che rappresenta Ghirardello nei suoi dipinti?
Per il Pissarro del 1874 (prima mostra degli impressionisti) la percezione visiva focalizzava l'immagine del paesaggio a circa tre metri dall'osservatore (dipende dal cristallino), Cézanne si accorge più avanti che la percezione visiva implica anche gli altri sensi e pone le basi alle teorie della coscienza della percezione delle Avanguardie del secolo scorso.
Per Aldo la coscienza della percezione è anche un sogno vigile in cui il filtro simbolico, rappresentato dalle sue barriere trasparenti, è un riferimento-avvertimento alla lettura di una realtà che sta davanti e dentro la superficie della tela, è una barriera anche per gli oggetti soggetti che ci osservano ed anche per Colui che osserva da dietro gli oggetti e che fa tappezzeria divertendosi per le nostre sorti di umani.
Nell'ultimo suo recente autoritratto, ma anche nella precedente serie "L'immagine dell'artista e il suo genio", Aldo evidenzia un mondo artistico colmo di lampi, misteriosi guizzi e diavoletti bizzarri; la sua ricerca "neo illuminista" riconduce a quella dei "neomanieristi" William Blake e Johann Heinrich Füssli che avevano rappresentato nelle loro opere le intuizioni elettrofisiche degli scienziati dell'epoca.

Corrado Della Libera

*"Dove il mondo cessa di essere il palcoscenico delle nostre speranze e dei nostri desideri per divenire oggetto della libera curiosità e della contemplazione, lì iniziano l'arte e la scienza.
Se cerchiamo di descrivere la nostra esperienza all'interno degli schemi della logica, entriamo nel mondo della scienza; se, invece, le relazioni che intercorrono tra le forme della nostra rappresentazione sfuggono alla comprensione razionale e pur tuttavia manifestano intuitivamente il loro significato, entriamo nel mondo della creazione artistica. Ciò che accomuna i due mondi è l’aspirazione a qualcosa di non arbitrario, di universale" (ALbert Einstein).